Renaissance in exile. Il tempo instabile del Rinascimento nel pensiero di Erwin Panofsky

0582537 - ÚDU 2024 ita A3 - Přednáška/prezentace nepublikovaná
Balbi, Camilla
Renaissance in exile. Il tempo instabile del Rinascimento nel pensiero di Erwin Panofsky.
[The Notion of Renaissance, Between History and Myth. Origins, Transformations, New-Perspectives. Roma, 24.05.2023-27.05.2023]
Způsob prezentace: Přednáška
Pořadatel akce: VIVE – Vittoriano e Palazzo Venezia, Bibliotheca Hertziana
URL akce: https://www.biblhertz.it/3378838/the-notion-of-renaissance-between-history-and-myth-origins-transformations-new-perspectives 
Institucionální podpora: RVO:68378033
Klíčová slova: art theory * renaissance * chronology * Erwin Panofsky
Obor OECD: Arts, Art history

Nelle sue pagine sull’esilio, Edward Said definisce l’identit`a dell’esule come “contrappuntistica”: continuamente sospesa tra due mondi, tra dimensioni simultanee d’esistenza, mai certa, sempre altrove (Said, 2008). E questa la drammatica esperienza di alcuni dei `maggiori intellettuali ebrei tedeschi all’indomani del 1933, e dell’emigrazione in un nuovo contesto. Nella loro produzione, la nuova e idiosincratica identit`a di esuli arriva a farsi formale Kategorie (Pfeiler, 1997), ristrutturando, erodendo, e generando nuove forme nelle opere letterarie, artistiche e teoriche elaborate tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo. E quanto accade anche nella produzione dell’esilio di uno dei maggiori teorici `del Rinascimento novecenteschi: Erwin Panofsky, oggetto del contributo proposto. Negli scritti concepiti tra il crepuscolo della Repubblica di Weimar, l’emigrazione negli Stati Uniti e la fine della guerra, il Quattrocento di Panofsky sembra farsi sismografo in grado di registrare gli stravolgimenti in atto nel suo tempo. Una cronaca in differita della crisi identitaria sperimentata degli intellettuali ebrei tedeschi – formatisi su quegli ideali umanistici e illuministici della Bildung, di cui il Rinascimento era considerato premessa insieme storica ed etica – negli anni dell’ascesa del Nazionalsocialismo. Nell’intervento, che coniuga la ricerca teorico-artistica con la metodologia degli exile studies, verranno presi in considerazione gli scritti panofskyani sul Rinascimento immediatamente prece- denti e successivi all’emigrazione, con l’obiettivo di mettere in evidenza – per la prima volta – un radicale slittamento teorico nella periodizzazione del Rinascimento, avvenuto negli anni dell’esilio. In particolare, si osserver`a come l’idea di un Rinascimento “di lunga durata”, in grado di comprendere molti aspetti dell’arte e della cultura contemporanee, ceda progressivamente il passo a un’immagine del Rinascimento come epoca storica giunta a un termine, con importanti conseguenze epistemologiche tanto rispetto al sistema neokantiano elaborato da Panofsky negli anni tedeschi, quanto agli obiettivi dell’iconologia. In un discorso in cui i fantasmi del presente si intrecciano con le memorie di un’Arcadia irraggiungibile e perduta, in cui la fede negli ideali umanistici cede lentamente il passo a una visione sempre pi`u cupa del contemporaneo e della storia, il Rinascimento panofskyano diventa, inaspettatamente, un monumento alla Dolorosa identit`a diasporica del Ventesimo secolo.

In his pages on exile, Edward Said defines the identity of the exile as "contrapuntal": continually suspended between two worlds, between simultaneous dimensions of existence, never certain, always elsewhere (Said, 2008). And this is the dramatic experience of some of the ` leading German Jewish intellectuals in the aftermath of 1933, and emigration to a new context. In their production, the new and idiosyncratic identity of exiles comes to become formal Kategorie (Pfeiler, 1997), restructuring, eroding, and generating new forms in the literary, artistic, and theoretical works elaborated between the 1930s and 1940s. And what also happens in the exile production of one of the leading theorists ` of the twentieth-century Renaissance: Erwin Panofsky, the subject of the proposed contribution. In the writings conceived between the twilight of the Weimar Republic, his emigration to the United States and the end of the war, Panofsky's Quattrocento seems to become a seismograph capable of recording the upheavals taking place in his time. A deferred chronicle of the identity crisis experienced by German Jewish intellectuals - trained on those humanistic and Enlightenment ideals of the Bildung, of which the Renaissance was considered both a historical and ethical premise - in the years of the rise of National Socialism. In the talk, which combines art-theoretical research with the methodology of exile studies, the Panofskyan writings on the Renaissance immediately preceding and following emigration will be considered, with the aim of highlighting - for the first time - a radical theoretical shift in the periodization of the Renaissance that occurred during the years of exile. In particular, it will be observed how the idea of a "long-lasting" Renaissance, capable of encompassing many aspects of contemporary art and culture, gradually gives way to an image of the Renaissance as a historical epoch that has come to an end, with important epistemological consequences with respect to both the neo-Kantian system elaborated by Panofsky in the German years and the goals of iconology. In a discourse in which the ghosts of the present are intertwined with memories of an unattainable and lost Arcadia, in which faith in humanistic ideals gives slowly giving way to an increasingly gloomy view of the contemporary and of history, the PanOfskyan Renaissance becomes, unexpectedly, a monument to painful diasporic identity of the 20th century.
Trvalý link: https://hdl.handle.net/11104/0350610